installazione, dimensioni variabili, 2013-2015
Azimut è un libro[stanza] di vetro. Una fonte luminosa illumina i vari strati (layer) che lo compongono. La progressiva visione attraverso gli strati è affidata all’occhio (e alla luce) che a sua volta proietta e sovrappone le pagine. Per mettere “in luce” la continuità esperienziale tra una e l’altra. Come in altri lavori, Azimut (termine astronomico che indica la “direzione”) cerca di indagare le aree di associazione tra ricordo e percezione, tra ricordo e pensiero, attraverso quella che si può definire esperienza emozionale, in questo caso generata da una sorta di lente multifocale.
L’opera complessiva consiste in vari libri variamente proiettati sulle pareti, i soffitti, i pavimenti, e in cui l’artista esplora con la voce le micro aree di senso (e nonsense) che si generano al passaggio/attraversamento verticale degli strati.